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La sfilata di Nikolas che portò Tonga in copertina

Tonga è spesso sinonimo di un posto lontano, sperduto in mezzo all'oceano. Le isole dell'arcipelago, quasi due volte e mezzo l'Italia come territorio e 100mila abitanti, le associamo, sportivamente, al rugby. Ma alle Olimpiadi di Rio, qualcosa cambia, anzi cambia tutto. Nella sfilata della cerimonia di apertura del Maracanà, Tonga balza improvvisamente alla ribalta. Merito di Pita Nikolas Taufa: è il portabandiera e sfila a torso nudo, con il petto cosparso di olio, indossando il tradizionale gonnellino dell'abbigliamento tradizionale delle isole polinesiane, il ta'ovala. I suoi 192 centimetri e 100 chili diventano una scena che i social network esportano in tutto il mondo: il fascino di Pita conquista tutti, soprattutto tutte. La foto del suo fiero portare la bandiera appare sui giornali di ogni latitudine, Italia compresa.

Lui gareggia per Tonga nel taekwondo, anche se ora vive in Australia. Dopo l'abbuffata di interviste, fa i conti con la dura legge del campo: viene sconfitto, complice anche un infortunio, da un iraniano per 16-1. Una batosta. Per la nazione dell'arcipelago è un brutto colpo. Finora Tonga ha vinto nella sua storia solo una medaglia olimpica, nel 1996, nel pugilato. Dovrà aspettare ancora per proseguire la storia.

Ma intanto Pita, pure sconfitto, non smette di far parlare di se'. Anche alla cerimonia di chiusura. Diventa protagonista con i suoi balli, nel "rompete le righe" c'è anche la sua simpatia. Poi racconta: "Spero che questo contribuisca a lanciare il turismo nel mio Paese". Che in effetti non è fra le mete più popolari di chi va in Polinesia anche per lo scarso numero di hotel. Fra quattro anni, a Tokyo - dove però avrà 36 anni – so vedrà se l'effetto Pita ha funzionato...

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